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L’intelligenza artificiale, un tesoro che vale 5,8 trilioni di dollari

Solo un anno fa McKinsey metteva sul banco degli imputati l’intelligenza artificiale (AI), accusandola in particolare di minacciare il 50% dei posti di lavoro a livello mondiale. Sono bastati dodici mesi e lo sviluppo impetuoso di questa tecnologia per convincere il gigante della consulenza a cambiare radicalmente opinione e riconoscere le potenzialità che l’AI sta mostrando in tanti settori economici.

Nell’ultimo paper, Notes from the AI frontier, sono stati analizzati centinaia di esempi e progetti di aziende, arrivando a stimare che l’AI può generare un valore aggiunto fino a 5,8 trilioni di dollari su scala globale, che si tradurrebbero in nuove attività, crescita del fatturato e aumento della produttività. Se le migliori performance umane non possono superare il 95% di accuratezza, i sistemi di AI possono avvicinarsi al 100% e ciò moltiplica le opportunità di innovazione tecnologica e scientifica che possono essere messe a disposizione delle imprese e delle comunità.

Le funzioni in cui l’AI è destinata ad avere i maggiori benefici sono, sempre secondo McKinsey, il marketing, le vendite, la logistica e la produzione in serie. Considerando invece i settori industriali, avremo gli impatti più rilevanti nel comparto travel (qui il valore potenziale potrà arrivare all’11,6% del fatturato globale), nell’hi-tech (fino al 10,2% del fatturato globale) e nelle assicurazioni (fino al 7,1% del fatturato globale).

Non è solo McKinsey ad aver cambiato idea sull’AI: anche le persone comuni stanno cominciando a guardare con maggior fiducia a questa tecnologia, prima osservata con un certo sospetto. Si fa strada la consapevolezza che l’AI possa contribuire ad accelerare ad esempio il progresso della ricerca scientifica e della medicina, semplificare molte attività professionali e quotidiane, favorire l’inclusione dei soggetti con disabilità, in sostanza partecipare a un generale innalzamento della qualità della vita.

L’opinione corrente è certo permeata da grande prudenza e da più parti si sollecita un maggior controllo delle applicazioni dell’AI per arginarne possibili derive indesiderate. Lungi dall’ostacolare lo sviluppo della tecnologia, è auspicabile che l’intervento degli enti regolatori apra le porte a un mondo in cui l’AI potrà essere motore di crescita non solo delle aziende, ma della società intera.

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