Voltare pagina, cambiare canale, installare un ad blocker: l’utente ha ormai tanti strumenti per evitare la pubblicità che, almeno nelle forme tradizionali, sembra essere sempre meno efficace. L’avvento dell’intelligenza artificiale potrebbe però risollevare le sorti e gli investimenti in advertising, cambiandone completamente la prospettiva.
Prendiamo ad esempio la piattaforma Watson di IBM, grazie alla quale è possibile aggiungere intelligenza alle comunicazioni tra qualsiasi dispositivo digitale e il consumatore, creando contenuti interattivi capaci di evolvere e adeguarsi continuamente sulla base del comportamento dell’utente. Come è possibile? Elaborando l’enorme quantità di dati che ciascuno di noi produce, e sfruttando queste informazioni per generare un’inserzione pubblicitaria non più standardizzata o semplicemente targettizzata, ma rilevante per il singolo individuo.
Lungi dall’essere qualcosa di futuristico, la contaminazione tra marketing e intelligenza artificiale è sotto i nostri occhi. Aziende come Unilever e GSK stanno già sperimentando le prime campagne che integrano questo tipo di approccio per coinvolgere l’utente a un livello più profondo attraverso contenuti davvero mirati.
Non solo. Troviamo l’intelligenza artificiale anche dietro gli assistenti virtuali oggi disponibili sui siti più popolari. Google Assistant e Alexa di Amazon sono nati come canali per il customer care, ma sono diventati nel tempo strumenti formidabili per orientare l’utente e, sulla base del suo profilo, delle sue preferenze e del suo comportamento digitale, suggerire l’acquisto di determinati prodotti e brand.
Qualcuno potrebbe non gradire questi tentativi di intercettare i propri gusti e bisogni prima ancora di esprimerli. Eppure una ricerca di Rocket Fuel, azienda americana specializzata nei software per il predictive marketing, afferma che i Millennials non sono affatto critici sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel marketing e nella pubblicità. L’80% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni considera infatti un valore la possibilità di avere offerte personalizzate da parte delle aziende grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, e il 62% giudica innovativa un’azienda che sappia proporre prodotti e servizi personalizzati.
Largo dunque all’intelligenza artificiale, anche per innovare la pubblicità e realizzare il paradigma del marketing 1to1, che molte aziende hanno rincorso e mai trasformato in realtà.